“Tutta la storia della vita sulla Terra ci insegna che la «diversità» è un valore fondamentale. La ricchezza della vita, infatti, è dovuta alla sua diversità: diversità di enzimi, di cellule, di piante, di organismi, di animali. Anche per la storia delle idee è stato così. La diversità delle culture, delle filosofie, dei modelli, delle strategie e delle invenzioni ha permesso la nascita e lo sviluppo delle varie civiltà.” (Piero Angela)

Ultim’ora: Uno studio recente condotto dalla NASA ci mostra per la prima volta come l’aumento della concentrazione del biossido di carbonio (CO2) potrebbe modificare la distribuzione delle piogge nel mondo. I modelli di simulazione tengono in considerazione un periodo di 140 anni, ovvero da quando la concentrazione era ai livelli pre-industrali (280 ppm) con un incremento di 1% all’anno. Il risultato è ecclatante: il riscaldamento prodotto dall’aumento della CO” cambierà la frequenza e l’intensità delle piogge in modo tale che le zone che non ricevono piogge o ne ricevono in modo abbondante aumenteranno, mentre le aree che ricevono piogge moderate sono destinate a diminuire. Per cui zone come il Pacifico equatoriale e quelle del monsono asiatico in futuro potrebbero sperimentare un incremento delle piogge intense, mentre le aree che ricevono piogge deboli o moderate potrebbero diventare sempre più secche. In questo modo la quantità di pioggia totale che cade sul Pianeta non dovrebbe cambiare di molto. Inoltre il modello prospetta un incremento del 2,6% nella durata dei periodi senza precipitazione per ogni grado di riscaldamento. Nell’emisfero boreale le aree che maggiormente saranno interessate dai cambiamenti sono quelle desertiche del SudOvest degli Stati Uniti, Messico, Nord Africa, Medio Oriente, Pakistan e Cina nordoccidentale. (Fonte 3BMeteo) Per approfondire: http://www.youtube.com/watch?v=sBA7oy7QYoU&feature=player_embedded

– Mission to Mars
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=cCxHWV62eNw

– E’ veramente il caso di cercare una comunicazione con gli alieni? Questo è il dilemma.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0265964612001361
– Fatevi un test per verificare cosa ne sapete sulle calamità naturali
http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/sapete_che.wp?contentId=APP26472– Un mito da sfatare: armature con le tette
http://www.tor.com/blogs/2013/05/boob-plate-armor-would-kill-you

Primo piano: Per la prima volta nella storia dell’uomo, la concentrazione di gas serra in atmosfera sta per superare le 400 parti per milione (ppm) in gran parte dell’emisfero settentrionale. Un livello così alto non si vedeva da oltre 2,5 milioni di anni secondo i ricercatori dello Scripps Institution of Oceanography di San Diego. La notizia del prossimo record che verrà raggiunto entro il mese di maggio (oggi siamo a quota 399,5 ppm) è stata data dagli scienziati che controllano quotidianamente i dati provenienti dall’osservatorio Mauna Loa, nelle isole Hawaii, la stazione di monitoraggio più importante al mondo e attiva dal 1958 quando lo scienziato americano Charles David Keeling iniziò a tenere traccia dell’aumento della CO2 in atmosfera.  La prima rilevazione fu di 317 ppm. Oggi la curva di Keeling, resa famosa da Al Gore grazie al documentario “Una scomoda verità”, contiene 55 anni di rilevazioni prese a cadenza oraria sulla cima del vulcano hawaiano (nella foto piccola). Amaro il commento di Jim Butler, direttore della sezione global monitoring dell’Earth System Research Laboratory della Noaa. “Tempeste sempre più forti, siccità, innalzamento del livello dei mari. Stiamo già vedendo gli impatti dell’aumento della CO2 in atmosfera. Quanto ancora dovremo aspettare?” Analizzando le bolle d’aria intrappolate nelle calotte e nei ghiacciai del circolo polare artico, gli scienziati hanno constatato che la CO2 non aveva mai superato le 300 ppm nel corso degli 800mila anni che hanno preceduto la rivoluzione industriale. Non è la prima volta in assoluto che una stazione di monitoraggio della CO2 segna un valore superiore alle 400 ppm. In passato è successo nell’Artico, dove la vegetazione è scarsa e i venti trascinano gran parte dei gas emessi dai paesi vicini. Al contrario, i valori registrati dalla stazione di Mauna Loa rappresentano quelli più vicini alla media globale. Secondo Ralph Keeling, direttore del programma sulla CO2 dello Scripps e figlio del famoso scienziato da cui la curva ha preso il nome, non appena gli alberi avranno completato la fogliazione e saranno in grado di assorbire più anidride carbonica, la concentrazione tornerà al di sotto delle 400 ppm, ma non passerà molto tempo prima di superare questa soglia per sempre, anche d’estate.“Il prossimo target nel mirino delle emissioni è 450 ppm” ha concluso Butler. Un risultato raggiungibile in soli 25 anni se non si fa qualcosa in tempi brevi per invertire la rotta. (Fonte Gizmodo.it)