gennaio2016-1“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.“ (Gabriel Garcia Marquez) – Nelle parole del famoso scrittore colombiano c’è tutto il senso dell’immaginazione mitica…

I Grigori (dal Greco “oi gregoroi” “vigilanti”, “custodi” o “guardiani”) è un termine utilizzato in alcune opere della letteratura giudaica per indicare gli angeli. In Ebraico essi sono chiamati Irin. Nel Libro di Enoch e nei Giubilei (due Apocrifi dell’Antico Testamento) il termine indica un gruppo di angeli caduti che si sarebbero accoppiati con donne mortali, dando origine a una razza di ibridi nota come Nephilim, descritti come “giganti”, in Genesi 6:4 o come “eroi caduti da secoli” in Ezechiele 32:27.

gennaio2016-2…Simboli. Come l’alba di un nuovo anno, fermo restando ancora qualcuno si alzi al mattino presto per vederla sorgere.

Solo che siamo caduti nella trappola dell’autocommiserazione: ci sentiamo come se dovessimo da un momento all’altro cadere a pezzi, ma è solo un processo immaginario, come la caduta degli angeli nei racconti mitologici.

Tuttavia questa è una visione lontana dalla concretezza del quotidiano: ci alziamo uscendo dai mondi paralleli dei sogni è finiamo col domandarci se veramente siamo l’eroe protagonista delle nostre vite.

Ma il disconoscere questo ruolo immaginifico crea visione del reale una sorta di vuoto che riempiamo di ansia o (probabilmente le cose sono collegate) di aggressività verso “gli altri”.

E’ famoso il discorso tenuto ai suoi studenti nel 1904 da quello che diventerà l’ispiratore del pacifismo mondiale, Jean Jaurès: “L’umanità è maledetta se per dare prova di coraggio si condanna eternamente a uccidere. Il coraggio oggi non è far vagare sul mondo la terribile nube della guerra. E non è lasciare alla forza la soluzione di conflitti che la ragione può risolvere. Per voi il coraggio deve essere quello di ogni ora: è saper sopportare le prove fisiche e morali che la vita impone di continuo. Il coraggio è scegliere un mestiere, farlo bene, non disgustarsi per dettagli monotoni e fastidiosi. In qualunque mestiere bisogna esser sia pratici sia filosofi. Il coraggio è amare la vita e pensare con serenità alla morte. È camminare verso l’ideale comprendendo la realtà. Il coraggio è cercar la verità e dirla, non cedere alla menzogna, non associarsi alle urla dei fanatici.”

L’autore di queste parole decisamente precorritrici dei tempi (e soprattutto scomode) fu assassinato nel 1914 all’alba della prima guerra mondiale, ma aveva certo ben compreso come il coraggio personale, l’immaginarsi eroe positivo, ha un impatto fortissimo sul destino dell’intera umanità.

Ancora una volta si tratta della solita fanta-retorica?

gennaio2016-3Forse, ma cerchiamo di guardare alla Società e alla Storia attuale, in una processo cha parte dai nostri rapporti interpersonali (familiari, lavorativi, comunitari) per arrivare ad una visione più “globale” e ci accorgiamo che lo scontro mitico che ci attende non ha quasi mai il volto di un vero antagonista, ma è il più delle volte una questione di equilibri da ristabilire, un po’ come avviene (non casualmente, considerando la struttura narrativa favolistica) nella saga di Guerre Stellari.

La stessa identica questione, ma livello planetario, attiene all’equilibrio dei poteri, o meglio alla condizione di asimmetria che nega l’affermazione dei diritti umani arrogandosi il privilegio di non riconoscerli: è una questione che si ripropone dal sedicesimo secolo: tali diritti servono a limitare il potere, privato, pubblico, dittatoriale, religioso o capitalistico che sia e a mantenere equo il livello della bilancia.

A scoraggiarci, in questa battaglia epica per la giustizia (ovvero per riequilibrare la situazione) è ovviamente la sproporzione di forze tra l’individuo (o la piccola comunità) nei confronti “del male” che può assumere tante forme (dal bullo a scuola al più anonimo ma molto più letale amministratore delegato di multinazionale, passando per il capoufficio l’insegnante, il sergente, il politico avverso…), ma che possiamo anche visualizzare con tutti i simboli che la nostra immaginazione mitica ci mette a disposizione.

E’ più facile allora trovare un senso alla nostra missione: sapere chi siamo, identificare il problema e cercare l’equilibrio; diventerà meno faticoso alzarsi dal letto al mattino, meno spaventoso l’avvento di un nuovo anno, foriero di imprevedibili tempeste, meno tetro il pensiero che ci portiamo dentro, ovvero quello della mortalità che ci contraddistingue.

E proprio Stephen Larsen, l’autore del saggio da cui trae spunto questo nuovo editoriale, sosteneva che:“Se la morte si fa beffe della vita, la vita fa altrettanto nei confronti della morte, ridendo e scherzando davanti allo spettacolo terribile dello smembramento fisico, dell’ingiustizia universale, della bruttezza umana e della mostruosità.”

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