Dicembre2016-1«Non esiste nulla di così triste che lo svegliarsi la mattina di Natale e ricordarsi di non essere più un bambino. » (Erma Bombeck) – E se ammettessimo, almeno per un attimo, che non sono l’altruismo, il coraggio e la fantasia a governare le nostre scelte quotidiane?

«Cosa dovrebbe regalarci il robot di Natale? La risposta è semplice: dovrebbe regalarci un nemico […]. Come possiamo volerci bene tra noi se non abbiamo un nemico?» (Sebastiano Vassalli)

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E’ cosa nota che, per ogni istinto umano (degli alieni non è ci dato ancora di sapere) esistono due versioni opposte e contrarie.

Ed è una condizione forse inevitabile: ad ogni eroe corrisponde necessariamente un antagonista anche se poi, a ben vedere, si ritrovano entrambi a convivere in uno stesso individuo, cioè noi stessi.

Tuttavia, almeno in questo universo, l’equilibrio non è affatto garantito, anzi, sembrerebbe proprio che la norma non sia un“pareggio di bilancio” tra la materia luminosa e quella oscura.

Per tale ragione siamo alla costante ricerca di una rassicurante, quanto improbabile, sintesi; stante la nostra imperfezione umana, il più delle volte idealizziamo una dottrina politica, una teologia, una mitologia (o magari anche solo una persona) purché in grado di prometterci il lieto fine.

Va da se, che per una sorta di contraddittoria coerenza, al fine di provare paura serve un nemico, per godere del potere abbiamo bisogno di uno schiavo e per trovare la sicurezza serviamo un nuovo duce.

Tutte queste condizioni messe insieme generano la Storia dell’umanità.

Dicembre2016-7«Allora, oggi è il Santo Natale, il gran varietà religioso comincerà alle ore 9 e 30. Il cappellano Charlie vi farà sapere come il mondo libero riuscirà a far fuori il comunismo: con l’aiuto di Dio e di alcuni marines!» (Full Metal Jacket)

Ma allora è solo un’illusione che regge le sorti del pianeta?

In un certo senso potremmo vederla in questo modo: la paura del cambiamento è sicuramente un incentivo a delegare potere e responsabilità a chi (con poca fantasia) nutre meno dubbi, ovvero a chi (mendacemente) dichiara che si farà carico, senza secondi fini, della nostra sicurezza.

Non troppo per caso sarà poi quella stessa persona a indicarci il nemico di turno (ebrei, comunisti, neri, ispanici, sunniti, fate voi…) e, in men che non si dica, ci ritroveremo a passare il prossimo Natale in trincea.

E per fortuna nessun alieno (nel senso letterale di extraterrestre) ha finora tentato un primo contatto: già mi immagino le dichiarazioni infuocate: “Prima i terrestri!” e le successive guerre stellari che ne sortirebbero fuori.

La paura, infatti, genera uno stato di tensione, di dubbio e di sfiducia verso tutto ciò che non appare come l’immagine ideale di noi stessi: (un pochino narcisista come concetto, ma rende bene), appunto verso la diversità.

Così non è affatto un caso se in uno sperduto paese di una sperduta provincia di una infima regione dell’Impero si continui a negare l’ospitalità ad una donna in attesa di un bambino alla vigilia di un nuovo Natale.

E no, proprio no…

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«I miei pensieri vanno di nuovo ai capezzoli eretti, alle eiaculazioni notturne, ai sogni bagnati di Mary-Jane-Fica-Rotta, alle fantasie dell’immensa scopata al ritorno a casa. Sono proprio contento di essere vivo, tutto d’un pezzo e prossimo al congedo… certo, vivo in un mondo di merda, questo sì, ma sono vivo… e non ho più paura. » (Full Metal Jacket)

Come in un ciclo infinito, anche l’attuale guerra, (si spera) terminerà: sarà la nausea per la troppa violenza, sarà che avremo perduto tutto ciò che pensavamo di conservare proprio con quel conflitto che ci era stato venduto come in grado di porre fine a tutti i conflitti.

A farla breve, avremo solo voglia di baciare l’infermiera per la strada e di appendere una stella lucente all’albero di Natale nella nostra casa, sempre ammesso e non concesso che ci ritroveremo ancora a festeggiare per la strada e ad avere una casa che ci attende.

Ecco, tutte queste considerazioni sicuramente fanta-storiche potrebbero aiutarci a comprendere come non debba essere la paura (e, se per questo, nemmeno tutta la pletora di vizi capitali possibili e immaginabili) a determinare il nostro prossimo percorso in questo mondo.

Forse una scelta l’abbiamo ancora…