“Per uscire dalla crisi non basta il (necessario) buon senso, ma servono come l’ossigeno la creatività, la fantasia, la combattività di tanti ragazzi e ragazze.” (Rizzo e Stella sul Corriere della Sera)Il buon vecchio Einstein soleva dire che non si possono risolvere problemi usando lo stesso tipo di ragionamento che ne era la causa…

Esiste una modalità di risoluzione dei problemi che prevede un approccio (diciamo) più indiretto, ovvero l’osservazione del problema da diverse angolazioni, in grado di sostituirsi al più tradizionale approccio classico?Se così fosse potremmo, prescindendo da quello che ci appare come l’unico percorso possibile, cercare le nostre soluzioni al di fuori dello stretto ambito di appartenenza e della (forse non così indispensabile) catena logica.

Edward De Bono, scrittore e considerato forse la massima autorità vivente nel campo del pensiero creativo è il creatore del concetto di pensiero laterale che si distingue dal “pensiero verticale” (basato sulle deduzioni logiche) perchè caratterizzato da un’approccio per  così dire “alternativo” dove si devono ribaltare i punti di osservazione dei dati, l’ordine sequenziale delle ipotesi e talvolta arrivare a considerare associazioni di idee secondo un meccanismo di casualità.
Lo sappiamo bene, esistono diverse tecniche creative, dal brain storming alle mappe mentali che si usano correntemente quali pratiche aziendali e nel mondo della ricerca, tuttavia nella vita di tutti i giorni si tratta di un approccio difficilmente accettato.
E persino sull’Internet, media che possiamo facilmente accostare all’idea di luogo dove effettuare scoperte inattese e piacevoli, tutti coloro che vogliono ricercare contenuti innovativi si ritrovano a confrontarsi con parecchi ostacoli dei quali possiamo evidenziarne almeno tre livelli: la ricerca personalizzata (che ordina i risultati sulla scorta degli interessi manifestati nel corso delle nostre precedenti attività online), le notizie filtrate (che tendono a mostrare unicamente gli argomenti considerati importanti e a sopprimere quelli per cui non si ha interesse) ed infine le isole culturali (che per un meccanismo pregiudiziale non ci fanno conoscere i punti di vista di chi è diverso da noi).
In questo senso ampliare la serendipità  della Rete dovrebbe essere un nostro “must”.Ma attenzione, non si tratta di cliccare un numero maggiore di link o di provare a selezionare con maggiore frequenza sui motori come Google l’algoritmo di ricerca casuale, bensì di coltivare il senso di curiosità, allargare i propri orizzonti, e, in definitiva, andare a cliccare pervicacemente tutti quei link che gli altri di solito ignorano.

Ecco allora che forse potrebbe arrivare a cambiare la nostra visione prospettica del mondo, dei suoi problemi e del suo futuro.Non a caso, sempre De Bono sosteneva che “la pianificazione strategica va in crisi quando il futuro si rifiuta di assumere il ruolo assegnatogli dai pianificatori.”