“Ripristineremo la normalità appena saremo sicuri di cosa sia normale. Grazie” (Douglas Adams)

Nella società contemporanea siamo incoraggiati a essere competitivi e a migliorare le nostre posizioni a livello individuale, ma, per quanto possiamo lavorare, in cima alla piramide non sembra mai esserci abbastanza spazio per tutti. Consigli e riflessioni per la sopravvivenza…“«Ogni particella dell’universo» continuò Dirk infervorandosi e cominciando a mostrare un certo sguardo spiritato «influisce su ogni altra particella, per quanto debolmente o indirettamente. Ogni cosa è interconnessa con ogni altra cosa. Il battito delle ali di una farfalla in Cina può influire sul percorso di un uragano nell’Atlantico. Se io potessi interrogare la gamba di questo tavolo in un modo che avesse senso per me o per la gamba del tavolo, essa potrebbe darmi la risposta a ogni interrogativo sulla natura dell’universo. Potrei porre a una persona qualsiasi, scelta a caso, tutte le domande che mi vengono in mente; e le sue risposte, o l’assenza delle risposte, sarebbero in qualche modo pertinenti al problema di cui sto cercando la soluzione. È solo questione di sapere come interpretarle. Anche lei, che ho incontrato in modo del tutto casuale, probabilmente è a conoscenza di cose che hanno un’importanza fondamentale per la mia investigazione, se solo sapessi che cosa chiederle, cosa che non so, e se solo me ne prendessi la briga, cosa che non voglio.»” (Douglas Adams, La lunga oscura pausa caffè dell’anima)

Dirk Gently l’investigatore nato dalla penna creativa del grande scrittore inglese Douglas Adams, è intimamente convinto della “fondamentale interconnessione fra tutte le cose” e confida pertanto nel suo metodo “olistico” cercando di risolvere gli strambi casi che gli si propongono con metodi assolutamente non convenzionali.
Proviamo a comprendere il suo metodo: secondo l’Oxford English Dictionary, il principio olistico deriva proprio dalla «tendenza naturale nel formare interi più grandi della somma delle parti attraverso l’evoluzione creativa»; ne segue che il comportamento emergente è proprio la situazione nella quale il sistema che prendiamo in considerazione esibisce proprietà inspiegabili sulla base delle leggi che governano le sue componenti prese singolarmente.
Stiamo evidentemente parlando di interazioni non-lineari, ma cosa c’entra tutto questo con la competizione sociale che viviamo quotidianamente?
E’ presto detto: ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che la nostra realtà quotidiana, fatta di relazioni sociali fondate sull’agonismo, sempre più si basa su quello spazio virtuale che viene ormai comunemente definito mediasfera, il flusso complesso e continuo di dati, informazioni e conoscenze che determinano le nostre scelte (e fortune); proprio la nonlinearità di tale sistema fa si che laddove sia necessario perseguire la nostra realizzazione (superare un colloquio di lavoro, un esame, ottenere una promozione, un aumento, etc…) ogni scelta rischia di diventare un azzardo.
Purtroppo è noto che, quando si tratta di scegliere in situazioni di rischio, la possibilità di una perdita ha molto più peso di un potenziale guadagno; gli psicologi chiamano questo fenomeno “avversione alla perdita” presumendo che la propensione alla prudenza sia in qualche maniera “cablata nel cervello umano dalla selezione naturale”.
Una situazione di stallo? Come il capitano Kirk non dobbiamo credere alle situazioni senza via d’uscita: dobbiamo invece basare le nostre scelte, ovvero ciò che determina il passaggio all’azione, sulla nostra abilità di mappare e mettere relazione i pianeti informazionali.
Per continuare nella metafora possiamo immaginare di essere al comando di un’astronave in grado di traslare nello spazio informativo e di poterci ritrovare, alla fine del salto iperspaziale, nella medesima disposizione e orientamento di prima, ma in una diversa posizione: ecco che il nostro punto di vista è cambiato.
In parole povere dobbiamo ricontestualizzare i dati in nostro possesso al fine di farli diventare informazioni: solo allora gli algoritmi cognitivi di cui disponiamo ci potranno aiutare a filtrare i dati inutili e a dare significato a quelli essenziali, aggiungendo valore di comprensione alla situazione che stiamo vivendo.

A farla breve la nostra possibilità di realizzarci dipende dalla non banale capacità di unire, in modi alternativi (Dirk Gently direbbe “imprevisti”), i puntini che compongono il quadro della situazione trovando alla fine del processo una prospettiva nuova (e si spera) vincente.Bastera o alla fine ritenete sia solo una questione di fortuna? A dirla come il filosfo greco Epicuro (che di felicità se ne intendeva): “La fortuna per il saggio non è una divinità come per la massa – la divinità non fa nulla a caso – e neppure qualcosa priva di consistenza. Non crede che essa dia agli uomini alcun bene o male determinante per la vita felice, ma sa che può offrire l’avvio a grandi beni o mali. Però è meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato. Medita giorno e notte tutte queste cose e altre congeneri, con te stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell’ansia. Vivrai invece come un dio fra gli uomini. Non sembra più nemmeno mortale l’uomo che vive fra beni immortali.”