Star Trek: una fantascienza molto particolare
di Giorgio "Gege" Perbellini



Inizialmente questo articolo doveva essere un semplice riassunto dei motivi che ci spigono ad essere trekker, ma durante la stesura dell'articolo mi sono reso conto che l'argomento sarebbe stato un po' troppo restrittivo e quindi ho approfondito l'analisi di alcuni aspetti di Star Trek. Ad ogni modo la finalità di questo articolo è anche quella che mi ero posto inizialmente; se volete "assimilare" qualcuno all'universo creato dal mitico Gene Roddenberry, infatti, vi consiglio di far leggere quanto segue anche al più cocciuto dei vostri amici. Forse non diventerà un grande fan, ma almeno dovrebbe capire che Star Trek non è un semplice telefilm!
Non posso di certo avere la presunzione di far amare a qualcuno questa saga di fantascienza contro la propria volontà, ma voglio almeno cercare di spiegare, riassumendoli, i motivi che spingono me e milioni di altri fans a seguire avventure che portano i protagonisti ad esplorare la galassia «alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima».

Innanzitutto va notato un particolare: a differenza di quasi tutti i film ed i telefilm del genere fantascientifico Star Trek può essere considerato come "fantascienza realistica". Personaggi e situazioni sono inseriti nel quadro di un possibile futuro, sia dal punto di vista sociale che da quello tecnologico. Gli sceneggiatori, infatti, si sono basati su reali teorie della fisica (per maggiori informazioni potete consultare il libro La fisica di Star Trek di Lawrence M. Krauss, Ed. Longanesi) e su tecnologie che sono già in fase di sperimentazione, anche se, il più delle volte, ad uno stadio primitivo (argomento approfondito nell'articolo di Eros: "Tecnologia del XXIII secolo e tecnologia odierna: un futuro neanche troppo remoto" presente su questo numero).
Altra singolare caratteristica è il fatto che il centro delle vicende non sono i conflitti tra un protagonista ed un antagonista (anche se vi sono alcuni episodi in cui questo avviene), ma l'esplorazione della galassia e l'accrescimento culturale. Tanto per fare un esempio, il denaro in Star Trek non ha lo stesso significato del denaro sulla Terra di oggi. Alcune culture ne fanno ancora uso, ma i terrestri del XXIV secolo non ne sono ossessionati; il lavoro non viene visto come un mezzo per accumulare ricchezze, ma come un mezzo per approfondire le proprie conoscenze, per sentirsi fieri di se stessi, ma anche per aumentare il proprio prestigio.
C'è quindi una visione positiva del futuro della razza umana che ci regala molte speranze. Gene Roddenberry ha dato vita ad una fantascienza costruttiva, ricca di ideali che possono contribuire a migliorare la nostra attuale società. Questo accadeva nella Serie Classica (un'equipaggio multirazziale e lo storico bacio interrazziale tra Kirk e Uhura, ad esempio, erano elementi destinati a rompere alcune "regole" retrograde di quegli anni), ma è una costante presente anche nelle nuove serie. Nel XXIV secolo, infatti, persino alcuni handicap non sono più un grande svantaggio. Pensiamo ad esempio a Geordi La Forge: l'ingegnere capo dell'Enterprise-D si è fatto strada nella Flotta Stellare nonostante una cecità che lo accompagna dalla nascita.

Le razze presenti in Star Trek sono per la maggior parte umanoidi; questa decisione avrebbe potuto suscitare polemiche non indifferenti da parte della critica, abituata alla vista di creature aliene di ogni genere. Va notato, però, che molto probabilmente la struttura fisica dell'uomo è la più adatta per lo sviluppo di una forma di vita intelligente e quindi anche questa si è dimostrata una scelta pienamente azzeccata. Nel capitolo IX del primo libro della saga Invasione (di Diane Carey, pubblicato in Italia da Fanucci) si legge: «Le numerose forme di vita umanoidi che aveva scoperto durante i suoi numerosi viaggi, avevano sempre confermato le teorie degli scienziati secondo cui l'intelligenza poteva svilupparsi solo in esseri di una certa statura, né troppo alti, né troppo bassi e soltanto le specie corrispondenti a queste caratteristiche potevano sviluppare la capacità del volo interstellare. Avrebbero dovuto essere dotati di una qualche sorta di propulsione con la quale andare contro corrente, le gambe, e qualche strana forma di sensori con i quali evitare di sbattere nei muri, mani ed occhi e a volte il naso. Avrebbero dovuto essere dotati di almeno due arti superiori con i quali alterare l'ambiente circostante, e almeno due occhi per percepire la profondità». Naturalmente si tratta sempre di un'ipotesi, ma è plausibile anche nel campo.scientifico, soprattutto se ci si basa sul fatto che l'evoluzione è una conseguenza dell'adattamento a determinati fattori.
Eccone un esempio: in una ricerca del Centro Ufologico Nazionale, a cura di Umberto Telarico e Walter Radica, si legge: «Drake nel 1980, in occasione del convegno di Parigi sulle "Civiltà Extraterrestri", ha dichiarato: «...anche sul piano anatomico ci sono buone possibilità che le creature extraterrestri assomiglino all’uomo. E' naturale che una mano debba permettere di maneggiare gli utensili e le armi necessarie; si deve pensare che il corpo sia sormontato da una testa, poiché è così che la visuale è ottimale; è naturale che la testa sia munita di due occhi, in quanto la visione bioculare è molto più vantaggiosa sia sotto l’aspetto funzionale che pratico (la percezione precisa della profondità grazie all’effetto stereoscopico N.d.R.). Infine, una bocca vicino agli occhi per nutrirsi senza difficoltà. Soltanto il naso potrebbe avere, dal punto di vista posizionale e funzionale, caratteristiche diverse, o addirittura essere assente». C’è poi il dottor Ted Stephens che ha condotto un brillante studio sugli schemi evolutivi degli esseri viventi. Egli si è basato sulle leggi della biochimica terrestre, arrivando alla conclusione che l’intelligenza si evolve per mezzo della tecnologia e viceversa, e quindi se si parla di pianeti simili alla Terra, l’intelligenza non può svilupparsi se non in creature di forme e misure almeno simili a quelle umane, cioè esseri bipedi dotati di braccia e testa strutturata come la nostra: praticamente è arrivato alle stesse conclusioni del professor Drake». Per gli appassionati di ufologia, quanto appena detto può risultare compatibile con i presunti "incontri ravvicinati" di cui molto si è parlato. Gli alieni che sarebbero atterati sul nostro pianeta (come quello dell'autopsia - che pare essere un falso clamoroso a causa di un telefono troppo moderno appeso ad una parete della sala operatoria - vista in parecchie trasmissioni televisive, per intenderci), pur essendo diversi d'aspetto, hanno caratteristiche conformi alla fisiologia umana.

Tutto questo, sommato alla varietà di personaggi (con caratteristiche del tutto diverse tra loro), di luoghi e di trame, fa di Star Trek una tra le più avvincenti serie fantascientifiche. I riconoscimenti e la popolarità non hanno precedenti; tra l'altro ecco qui un piccolo elenco di curiosità che ne testimoniano il successo (informazioni tratte dal Trekmecum, la guida a Star Trek pubblicata dallo STIC a cura di Alberto Lisiero e Gabriella Cordone):

Io credo che tutti i fans siano d'accordo con le mie affermazioni, anche se il fenomeno Star Trek è costituito da molti altri fattori che non ho elencato; questi mi sembravano i principali. Se avete qualche commento da fare, oppure volete discuterne insieme a me ed altri lettori, la rubrica "Comunicazioni subspaziali" è tutta vostra!
Mi auguro che il nostro futuro sia veramente come quello sopra descritto. Nell'attesa di un primo contatto con i Vulcaniani, o comunque con una civiltà extraterrestre, spero almeno che questo articolo possa contribuire all'arrivo di qualche nuovo fan o di nuovi simpatizzanti (piccola divagazione: con la mia ragazza ha funzionato!).