gennaio2014-3“Chi ha occhio, trova quel che cerca anche ad occhi chiusi” (Italo Calvino) – Quanti modi ci sono di camminare verso il futuro?

Forse tutto il senso di questa innocua (ma non troppo) domanda si può ricondurre a come ricordiamo (o idealizziamo) il passato e a come osserviamo il presente.

E subito torna alla mente Marcovaldo, il protagonista di una antologia di racconti scritta da Italo Calvino; ecco come lo scrittore descrive il suo personaggio (che molto ci assomiglia): “Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto”.

Così, quando i nostri occhi sono catturati da troppo abbaglianti orizzonti o, al contrario, vengono atterriti dalla più profonda oscurità, il nostro passo diventa incerto, se non maldestro.

Lo sappiamo bene, ci stiamo affacciando sul ciglio di una nuova era, fermi a osservare, sperando in un “…vento, [che] venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre”.

Ma prima o poi dovremo ripartire e (tanto per cambiare) non ho una risposta certa sulla direzione da prendere.

11174736664_cbd667729a_oOra, indifferentemente dal fatto che questo territorio inesplorato ci appaia come una successione di dune del deserto o la foresta pluviale, le nevi alpine o i mari tropicali (o la familiare strada cittadina appena al di là del portone di casa), inizierò il mio viaggio in bicicletta e non certo con un razzo atomico, in silenzio e con un passo lento per non disturbare l’anima del mondo e per trovare il tempo di guardarmi attorno.

Poi, come risponde l’astronauta Luca Parmitano, alla domanda se il 2014 riuscirà a riempirci di emozioni, a darci forza, coraggio, curiosità, innovazioni: “A me piace pensare di si. In fondo, il tempo è un concetto inventato dall’uomo: noi ne siamo il contenitore – il contenuto, in un certo senso, sono i nostri ricordi. Se sapremo sceglierli, potremo sempre guardarci dentro con un sorriso.”