parmitano“Esco a fare due passi.” (Luca Parmitano)

Ultim’ora: ieri pomeriggio, passate le 14.30 ora italiana, Luca Parmitano è uscito dalla camera di compensazione della Stazione spaziale internazionale (SSI) per iniziare la prima “passeggiata” spaziale, o più correttamente attività extraveicolare, mai compiuta da un astronauta italiano. Parmitano era arrivato sulla SSI il 29 maggio scorso, dopo un viaggio di poco meno di sei ore a bordo di una navetta russa Soyuz di nuova generazione partita dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakhstan.
Per sei ore, Parmitano e il suo compagno di avventura, l’astronauta statunitense Chris Cassidy, sono stati impegnati in una serie di attività all’esterno della SSI, come la posa del passacavi di collegamento con il futuro modulo-laboratorio russo Nauka, l’installazione e la sostituzione di impianti per la gestione delle comunicazioni e del calore a bordo della stazione spaziale, e il recupero di una macchina fotografica e di alcuni esperimenti da riportare sulla Terra. Parmitano inoltre ha avuto il compito di operare sulla piattaforma del braccio robotico della stazione, controllato dall’interno della stazione dall’astronauta statunitense Karen Nyberg, che seguirà il tutto dall’interno del modulo di osservazione, la “Cupola”. La verifica dello stato dell’equipaggiamento ha richiesto diverse ore di lavoro e la lunga “passeggiata” si è conclusa intorno alle 20 quando i due astronauti sono rientrati nella camera di compensazione per poi ricongiungersi agli altri membri dell’equipaggio. A metà luglio Parmitano compirà una seconda escursione nello spazio. (Fonte Le Scienze)

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Primo piano: Il Sole diventa un gigantesco laboratorio per studiare l’antimateria. Per la prima volta infatti sono state intercettate in modo diretto le coppie di materia-antimateria prodotte dalle eruzioni solari. La scoperta, presentata nel congresso annuale della Società Americana di Astronomia, si deve al gruppo di ricerca dell’americano New Jersey Institute of Technology (Njit). I ricercatori hanno rivelato le particelle ‘specchio’ della materia osservandone le emissione elettromagnetiche registrate dall’osservatorio solare della Nasa Soho (Solar and Heliospheric Observatory) e del radio-eliografo giapponese Nobeyama. In particolare sono state rivelate coppie composte dall’elettrone e dal suo opposto, il positrone, prodotte dalle eruzioni solari. Queste ultime si comportano quindi come acceleratori di particelle naturali. ”Il laboratorio rappresentato dal Sole permette di studiare su grande scala un plasma composto di materia e antimateria che non si riesce a produrre nei laboratori terrestri”, ha osservato Roberto Battiston, presidente della Commissione di Fisica Astroparticellare dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e vice-responsabile della collaborazione internazionale Ams, lo strumento che cerca l’antimateria installato all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale. Questo plasma, ha aggiunto, potrebbe essere usato come laboratorio naturale per studiare l’interazione tra materia e antimateria nei primi istanti dell’universo, fenomeno che ha portato all’asimmetria tra materia (che domina) sulla materia (praticamente scomparsa) almeno nella parte di universo in cui viviamo”. L’aspetto interessante della scoperta, ha aggiunto Battiston, è anche nel fatto che ”l’antimateria che sulla Terra è praticamente inesistente, e quando viene prodotta (negli acceleratori di particelle, come al Cern o negli ospedali che fanno la Pet) subito interagisce con la materia e si annichilisce, nello spazio, una volta prodotta, non si distrugge perché lo spazio è sostanzialmente vuoto”. Per cui, ha sottolineato, la Terra e il Sistema Solare sono immersi in un tenue plasma di antimateria, come positroni, prodotti da varie sorgenti, tra cui li Sole, che la produce nelle eruzioni. I positroni prodotti dal Sole, ha proseguito l’esperto, hanno un’energia molto bassa, pari a pochi milioni di elettronvolt. Esistono altre sorgenti di positroni, di energia molto più alta, di decine o centinaia di miliardi di elettronvolt, come hanno misurato lo spettrometro italo-russo Pamela e più recentemente Ams. L’antimateria è inoltre presente anche nelle fasce di Van Allen che circondano la Terra. Lo spettrometro Pamela, ha concluso, ha misurato la presenza di una tenue fascia di antiprotoni intrappolati nelle fasce di Van Allen, che da questo punto di vista sono un vero e proprio serbatoio di antimateria. (Fonte Ansa)