“In posa in costume ai funerali dell’Ammiraglio di Star Trek” (Il Messaggero Veneto)

 

Stando al servizio Google Trend del noto motore di ricerche su internet, fatto 100 l’indice statistico delle “query” sul termine Star Trek, l’italia si attesta sorprendentemente su di un valore pari a 27…
“Chi fa cose pazze non è necessariamente un pazzo.” (Prima legge di Aaron)In realtà Aaron intendeva dire che quando situazioni (che sono magari anche usuali) generano pressioni psicologiche oltre un certo limite (il cosiddetto punto di rottura), la gente finisce con il comportarsi in una maniera che può essere tranquillamente classificata come anormale.Esclusi i chiari casi di eversione e di follia criminale, il problema è che estendendo ad un comportamento che fuoriesce dagli schemi usuali – anche se non nocivo per alcuno – l’etichetta della follia si viene a creare una vera e propria frattura sociale tra “noi” (la gente simpatica e normale) e gli altri.

Questo è un concetto, che – in altre ere e ambienti – viene accumunato al cosiddetto “perbenismo”, ma in realtà è il chiaro sintomo di un meccanismo di autodifesa, la denuncia dell’incapacità di accettazione “dell’altro”; in parole più semplici, è rassicurante non aver nulla da spartire con un comportamento “originale” che non si comprendiamo pienamente, anche se, così facendo rifiutiamo a priori ogni novità.
Ma attenzione, qui c’è un pericolo profondo che è quello insito del sentirsi (illogicamente) certi di non essere, a nostra volta, influenzati dalle “pressioni” del momento.
Non solo, con il rifiuto della diversità non riusciremo mai veramente ad accresciamo la nostra comprensione di tali comportamenti alieni al nostro “sé”: classificando le persone originali come psicotiche, non arriveremo mai a percepire la vera natura della situazione e dei processi che hanno invece portato ad un confronto sociale.
Domandiamoci ora se è una sorta di pazzia contagiosa quella che caratterizza chi si veste (parla, gioca, etc…) come i protagonisti di una certa serie televisiva e adatta alcune sue visioni della vita sulla base di una sorta di etica “catodica”?
O piuttosto quando parliamo di “fandom” si tratta solo di voglia di evasione e di un po’ di sano divertimento in compagnia delle persone che condividono i gusti?
E ancora, quando avviene che il colore dei fan diventa fanatismo accertato?
A fronte di queste domande l’unica cosa sicura è che se ci inoltriamo nell’esplorazione del fenomeno degli integralismi andiamo a scoperchiare il vaso di pandora della devianza sociale, ma che tuttavia (fatto salvo alcuni rari casi di patologie psicologiche vere e proprie), difficilmente un trekkie (così si chiamano i fan più accesi di Star Trek) ha mai provato qualcosa di più asociale dello strillare nel suo cellulare, in un luogo pubblico, di essere teletrasportato sull’Enterprise!Oddio, un po’ di stranezza in questo c’è e tuttavia, attenendoci ad una sana regola prudenziale degli alpinisti, la quale recita che nel dubbio “tre rimangono in presa e uno si muove”, evitiamo di azzardare giudizi e di non procedere verso ciò che non si conosce se almeno tre punti fermi non coincidono tra di loro.