“Qualsiasi innovazione tecnologica può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più; si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d’oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola.” (Isaac Asimov)

 

Gennaio è il mese dei buoni propositi e delle (più o meno grandi) aspettative per un anno nuovo di zecca. Ora ecco che in un recente articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific American vengono illustrate alcune “previsioni” per quei campi applicativi dove si ritiene che la scienza e la tecnologia avranno un maggiore impatto sulla nostra vita (e sull’evoluzione della civiltà umana). Così la più classica delle domande sorge spontanea: ma saremo veramente persone migliori nel futuro? O, piuttosto, l’uso di ogni nuovo strumento modificherà le nostre abitudini (e ci cambierà) in maniera del tutto imprevedibile?

Editoriale – Gennaio 2013

di Giancarlo Manfredi

“Regolate i vostri phaser su stordimento!” quante volte avrete sentito questa frase in un telefilm di Star Trek, che poi stava ad indicare che (a meno di non avere alternativa) i buoni della storia non sparano mai per primi e, nel caso, utilizzano armi non letali.

 

A pensarci bene su, però, l’universo del capitano Kirk somiglia molto più ad un idealizzato Far West (dove, non a caso, lo spazio è definito come l’ultima frontiera) che non all’utopia del Mahatma Gandhi.

 

Il punto della questione è che affermare la neutralità degli oggetti nei confronti dell’autoaffermazione personale potrebbe non essere così “pacifico e scontato” come logica vorrebbe: addentrandosi nel campo semantico dell’equilibrio potrebbe sorgerci, infatti, il dubbio che l’atto stesso di impugnare un artefatto (poniamo il caso di un’arma) modifichi il nostro essere interiore e che il bilancio di questa “variazione” sia legato a parecchi parametri, dall’educazione, alle motivazioni, dal tempo d’esposizione all’equilibrio (appunto) psicologico del soggetto coinvolto.

Tutti, credo, accettiamo il fatto che avere il controllo di un oggetto cambia – e spesso aumenta – il ventaglio delle opzioni che possiamo sfruttare: così, ad esempio, l’acquisto di un’automobile ci trasforma da pedoni (e utenti dei mezzi pubblici) in automobilisti con un balzo di prospettiva (e un risparmio di tempo e fatica) non indifferente.


Ma, ecco che già nel giro di poco tempo l’abitudine genera la disattenzione (o il subdolo pensiero) che, a sua volta, porta a non fermarsi per far attraversare la strada alle persone sulle strisce pedonali: siamo divenuti automobilisti con tutte le connotazioni (e frustrazioni) del genere.

 

Certo, ancora una volta dobbiamo fare dei distinguo: il valore etico di un’azione è dato dal senso che attribuiamo a tale azione e così la differenza tra un pirata della strada che sfreccia a velocità di curvatura nei pressi di un giardino frequentato da bambini e l’autista di un’ambulanza che in emergenza compie la stessa identica manovra, dovrebbe essere evidente.
Poniamoci adesso una domanda: ma dopo anni di pratica, una persona – sia pur equilibrata – che si abitua per motivi professionali alla conduzione di un veicolo ad alta velocità, come tenderà a guidare fuori dal servizio?
Gli effetti del fenomeno diventano inoltre ancora più evidenti se aumenta la distanza (l’immediata visibilità) delle conseguenze che derivano dalle nostre scelte comportamentali oltre che gli effetti che esse hanno sugli altri: in altre parole è più semplice uccidere il nostro nemico spingendo un bottone da remoto che non affrontandolo di persona all’arma bianca!
Alla luce di tutte queste riflessioni dovrebbe essere lampante quanto è critico il dominio di uno strumento “di potere” ovvero in grado di esercitare sugli altri un’eventuale violenza o addirittura di modificare radicalmente la qualità della vita di un’intera società.Eecco perché anche la filosofia della Scienza non può fare a meno di interrogarsi, oltre che sulle previsioni circa l’impatto sociale, politico ed economico,  anche etico di ciascuna innovazione.
Certo, qui il discorso si avvicina pericolosamente alla Fantascienza e tuttavia ci ritroviamo in un tempo storico nel quale iniziano a concretizzarsi alcune delle aspettative tecnologiche  che avevamo in gioventù, mentre  altre (diciamo) “precognizioni” sono rimandate a tempi più lontani.
E dobbiamo anche considerare un aspetto non secondario della psicologia che caratterizza la nostra specie: lo sostiene, ad esempio, Lonnie Thompson, un glaciologo che s’interessa dei fenomeni derivanti dal riscaldamento globale, quando afferma che “è nella natura umana occuparsi solo del presente. E’ quando perde la casa,  il raccolto per un incendio, una siccità, un tornado che la gente dice: – Ferma! Che cosa succede? – Sta cominciando: ad un ceto punto tutto cambierà rapidamente come dal giorno alla notte”
Pertanto, qui e adesso, parlando d’intenti nelle nostre letterine dei buoni propositi dovremmo piuttosto porre l’accento su un maggiore livello di consapevolezza e d’attenzione critica alle soluzioni che ci verranno dalla politica (o dalle lobby che ne sostengono le diverse visioni), dall’economia (o meglio dalle multinazionali che dominano le scelte globali) e dalla ricerca scientifica (sempre in bilico tra libertà intellettuale e dovere verso gli sponsor); che si tratti di “un’auto volante in ogni garage per spostarsi in città dove anche i fiori dei parchi saranno sintetici, computer sempre più intelligenti e integrati con il corpo umano, che a sua volta muterà durante missioni spaziali sempre più lunghe  e progettate per sfuggire a un pianeta sconvolto dal riscaldamento globale, dalle estinzioni e dalle guerre nucleari”…

Vorrei però concludere questo primo editoriale del 2013 con una nota positiva, citando una volta di più le belle parole che Rita Levi Montalcini ha pronunciato in un suo discorso rivolto a giovani studenti: “Non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona”